Oggi ho approfittato di un po' di tempo libero per entrare in una chiesa in zona Forlanini che ha una forma abbastanza strana e insolita, dall'esterno pare una nave rovesciata.
È la chiesa di San Nicolao della Flüe, santo patrono svizzero, chiesa voluta da Papa Paolo VI negli anni 60 e progettata da Ignazio Gardella. Per il suo interno viene soprannominata "pancia della balena", diverse feritoie e vetri mosaicati, conferiscono dei particolari giochi di luce a seconda delle ore. Totalmente in cemento armato, classica espressione del brutalismo.
L'architettura sacra è la cosa in assoluto più difficile da realizzare per un architetto contemporaneo o del XX secolo, in quanto inevitabilmente si deve confrontare con lo splendore e la ricchezza di un passato che per secoli è stato la massima espressione dell'architettura occidentale. Soprattutto dal dopoguerra in poi, quando anche la
commitenza non aveva certo gli infiniti mezzi ecomici del passato, si è dovuto coniugare un linguaggio "moderno" con tecniche costruttive e materiali nuovi e più semplici. Quindi anche le chiese più riuscite e architettonicamente innovative e valide, hanno una sorta di complesso d'inferiorità intrinseco rispetto alla
magnificenza ed opulenza del passato. La loro "bellezza" è quindi più difficile da intravedere e da capire e va ricercata nell'idea progettuale, nei dettagli costruttivi, nell'innovazione del linguaggio architettonico. Come in questo caso che, assieme alle chiese milanesi di Gio Ponti, trovo sia un capolavoro dell'architettura brutalista.
D'altro canto il brutalismo non ha mai avuto molti "fans", vedasi Torre Velasca, amare le chiese sfarzose è molto più facile.
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