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Immagine del redattoreMilano Segreta

La perversa storia di Villa Simonetta

Siamo in Via Stilicone, appena dietro il Monumentale, dove sorge questa splendida villa fatta edificare nel 1400 da Gualtiero di Bascapè, un giudice al servizio di Ludovico il Moro; qui acquistò il terreno in aperta campagna e fece costruire quella che poi venne soprannominata Villa delle Delizie…ma il nome cambierà per sempre in seguito a fatti di cronaca talmente raccapriccianti e macabri che sono sicuro, se oggi conoscesse questa storia Stephen King ci scriverebbe sicuramente un libro, una storia che va oltre ogni immaginazione più perversa. Anzi magari qualcuno lo ha già scritto, lo vedremo dopo.

Ma andiamo con ordine.

Dopo che il sig. Bascapè morì, si susseguirono diversi proprietari, fino a quando nel 1592, la villa venne acquistata da tale Alessandro Simonetta, benestante.

In quegli anni il signor Simonetta, ormai anziano, si prodigò per farla diventare una delle ville rinascimentali più belle di tutta Milano, la villa venne soprannominata Villa Simonetta, per l’appunto.

La famiglia acquistò la villa (all'epoca fuori città) per un motivo ben preciso: allontanare e mandare a vivere lì da sola la figlia Clelia.

Una ragazza molto chiacchierata in tutta la Milano dell’epoca, vivace, problematica e troppo, troppo disinibita: i suoi atteggiamenti troppo libertini davano continuamente scandalo rovinando il buon nome della famiglia, che la esponevano quindi a giudizi molto duri.

Dunque mandandola a vivere sola in campagna, avrebbe destato meno chiacchiericcio, e magari, stando sola, Clelia si sarebbe ravveduta e calmata: era solita flirtare con chiunque gli capitasse a tiro, vestiva in "modo provocatorio" ed era molto ribelle, insomma, non di facile gestione per la famiglia.

Ma Clelia associò ben presto l’isolamento in questa villa, alla libertà più sfrenata, d’altronde era sola, nessuno poteva vedere cosa facesse.

Ben presto iniziò ad organizzare feste lussuriose e sfarzose, cominciò a darsi ai piaceri più sfrenati con gli uomini, naturalmente era lei a comandare i giochi.

Orge, musica, vini...

E così Villa Simonetta divenne il luogo preferito dai rampolli della “Milano bene” per provare esperienze di piacere fuori dall’ordinario.

Un autentico tempio del peccato!

Prima di entrare a queste feste, era obbligatorio fare il bagno turco e immergersi nell’ acqua fredda per rassodare la pelle, una serie di piccole strane manie che la padrona di casa stabilì.

Già questa sorta di rito nell’acqua, destò ben presto scandalo, quando i rampolli iniziarono a raccontarsela fra loro in città svelando a tutti delle feste segrete, perché in quegli anni lavarsi con l’acqua era proibito, dato si era diffusa la convinzione che aiutasse a diffondere la peste.

Ma accadde poi qualcosa di oscuro: ben 11 partecipanti, fra i più belli e ambiti di Milano, scomparvero nel nulla. Dopo varie ricerche da parte delle famiglie e della polizia, Clelia venne accusata di aver condotto dei giochi erotici talmente spinti da portare alla morte i partecipanti.

Ma la realtà fu ben peggiore delle accuse e delle ipotesi. Qualche tempo dopo, si scoprí che Clelia Simonetta era appassionata e studiosa di scienze occulte, e aveva creato nel seminterrato una sorta di laboratorio alchemico segreto , dove assemblò e cucí assieme diverse parti dei cadaveri degli 11 ragazzi, creando una sorta di Golem, una sorta di “uomo perfetto” secondo i suoi gusti, e pare ci abbia anche fatto sesso. Ogni volta, alla fine delle lussuriose feste, infatti, gli altri rampolli sopravvissuti, raccontarono alla polizia che Clelia spariva andando di sotto, tornando spesso con macchie di sangue sul vestito e con un sorriso languido, godurioso.

I rapporti della polizia dell’epoca e le prove della creatura furono reperibili fino al 1700 circa, poi sono purtroppo stati perduti nel tempo.

Già dopo le prime accuse, Clelia scomparve nel nulla, c’è chi dice si sia suicidata, altre voci di popolo narravano che fu la sua stessa creatura ad ucciderla, di Clelia Simonetta non si seppe più nulla. Per molti decenni Villa Simonetta rimase disabitata, invenduta, nessuno più volle acquistarla, si ipotizzò perfino di demolire la dimora, per dimenticare questa orribile storia, ma non successe.

Dopo molti anni la villa fu acquistata dalla famiglia Clerici (quelli di palazzo Clerici in via Clerici), poi divenne una fabbrica di candele e perfino un’officina meccanica, oggi invece ospita la Civica Scuola di Musica della città.

Esiste una scuola di pensiero, che sostiene che la celebre scrittice Mary Shelley nel 1818 per creare il suo “Frankenstein” si sia ispirata proprio a questa perversa storia, ipotesi plausibile dato che questa storia accadde tre secoli prima della stesura del suo romanzo

Che fine abbiano fatto Clelia la mantide religiosa di Milano e la sua creatura, non è dato saperlo, ma sappiamo che questa storia sconvolse talmente tanto la Milano dell'epoca, che il suo nome, riecheggia ancora oggi perfino su alcuni libri che si occupano dell’occulto.


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