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In Galera.

Quella che sto per raccontare è una delle esperienze più belle che abbia fatto a Milano.

Ieri sera ho cenato "In galera", e no, non è un modo di dire, si chiama proprio così, è il primo ristorante in Italia e credo in Europa, ad essere dentro un carcere penitenziario, quello di Bollate, tanto che perfino il New York Times tempo fa ha mandato qui dei suoi giornalisti per provarlo e ne ne han scritto un bell'articolo.

Quello di Bollate è quasi un unicum in tutta Europa proprio per la sua gestione esemplare, all'avanguardia e per le molteplici attivitá alla rieducazione, come un bellissimo orto botanico, la biblioteca ( che è la biblioteca penitenziaria più grande d'Europa , tra l'altro gestita benissimo dagli stessi detenuti), la cura dei cavalli e tanto altro.

Arrivo li, sono ancora all'esterno, un enorme parallelepipedo grigio, finestre piccole e colorate, recinzione altissima, dalla strada neanche sembra un carcere e così faccio una foto all'architettura.

Mi avvicino alla guardiola per comunicare che ho una prenotazione per il ristorante, la poliziotta mi dice "Adesso ti becchi una bella denuncia se non elimini subito la foto".

Io rimango allibito. "Ma in che senso, ho fatto una foto dalla strada, dal parcheggio, mica qui dentro...!" e questa: "Hai voglia di discutere con me? qui comando io".

Ammazza che simpatia, comunque pretende di assistere alla cancellazione della foto dal dispositivo "anche dalla cartella eliminati", ok, neanche mi ricordavo finissero pure li le foto.

Ad ogni modo fa accomodare me e i miei amici in una sala d'attesa, si chiude il cancello, un po' d'ansia, di fronte a me al banco d'attesa un volto non proprio rassicurante ad attendere un detenuto che a sua volta ci avrebbe portato all'interno del ristorante.

Arriva un ragazzo, alto, vestito elegantemente con gilet e camicia, bellissimo, alto, moro, fisicato, pare un modello, mi dico "ammazza che bono questo, che bel benvenuto" io già innamorato (sarà la primavera).

"Buonasera benvenuti, seguitemi" dice.

Attraversiamo il grande cortile/parcheggio, ci allontaniamo dalla guardiola e il bono esclama "Stavi rischiando di finire in carcere per una foto sappilo", ridiamo, mi dice "Non fare caso a quella li, non sprizza proprio simpatia, piacere mi chiamo XXXXX".

Io già mi vedevo sposato!

Il mio amico, che è più curioso e impertinente di me, gli chiede "come mai sei qui se posso?", e io, "Ma dai, ma ti pare una domanda da fare? Fatti i cazzi tuoi", il tizio ride di gusto "No tranquillo non c'è problema, sono qui perchè trafficavo auto con l'Africa". Ah! Ok.

E niente io che già mi vedevo sposato con un bonazzo, ma che poi penso "cazz, sarei stato tipo la moglie del boss"!

Arriviamo, l'ambiente è elegante, raffinato, pochi fronzoli e ben curato.

Un'ottima carta dei vini, piatti deliziosi e scenografici, tutto preparato e servito solo dagli stessi detenuti che sotto supervisione di uno chef fanno di tutto. Alle pareti opere pittoriche dei detenuti e locandine originali dei cinema ,di film come "Fuga da Alcatraz" e "Il miglio verde".

Antipasti, primi, secondi, dolci. Davvero tutto buono!

I ragazzi sono super cordiali, gentili (in realtà c'è anche una donna), passano spesso a chiedere se tutto va bene. Finche arriviamo al dolce, vedo "mio marito" che chiede permesso ad un tizio per andare a cambiarsi, sicuramente per tornare in cella, si è fatto tardi e io che avrei voluto dirgli "no dai prima riaccompagnaci tu all'uscita".

Scherzi a parte, una bellissima realtà, dove i detenuti , a contatto con persone del mondo esterno, imparano un mestiere nobile come l'arte del cucinare, una bella esperienza che consiglio vivamente.

Se non altro pagando il conto per una nobile causa.


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