Oggi vorrei parlare (e ricordare), una grande donna, una donna a cui Milano ma anche l’intera umanità deve davvero tanto.
Sciura Pinin Brambilla Barcilon, nata in quel di Monza e morta solo 2 anni fa all’età di 95 anni. Fra po’ l’anniversario della sua morte.
Non tutti lo sanno, ma è solo grazie a lei se oggi possiamo ancora ammirare l’Ultima Cena di Leonardo in tutta la sua magnificenza.
La Brambilla è infatti stata a capo di quello che viene definito il restauro più lungo della storia, quello del Cenacolo appunto, iniziato nel lontano 1978 e terminato nel 1999, oltre vent’anni della sua vita di dedizione e ossessione per salvare una delle più belle opere del Rinascimento italiano a Milano.
Lei stessa, poco prima di morire, dichiarò al New York Times che “restaurare la Cappella Sistina è stato facile come pulire un vetro, rispetto al Cenacolo”.
Una donna che ha sacrificato interi anni di carriera, di affetti familiari, per dedicarsi alla salvaguardia di quest’opera. Pioniera, quando all’epoca non esistevano donne restauratrici, erano tutti uomini, dove quando arrivava sui cantieri, i restauratori uomini si rifiutavano di farla salire sui ponteggi, in quanto donna e quindi non capace di “reggersi in bilico”.
Grande lavoratrice con le mani ma anche con la testa e il cuore, che ha dialogato per anni con il grande genio di Leonardo, e che forse, nessuno mai lo ha conosciuto come lei, nel suo intimo, attraverso i suoi colori, la sua tecnica, attraverso i dettagli celati.
Siamo abituati a leggere le storie nei libri, lei le leggeva sui muri, sulle opere.
Ha sacrificato spesso anche i suoi affetti, i suoi collaboratori difficilmente la vedevano sorridere, una donna dal carattere di ferro, forza, tanta forza , e ce ne voleva tanta per svolgere un lavoro che richiedeva dedizione totale per resistere alle continue pressioni, ai pareri di comitati, a giudizi di altri esperti internazionali.
Quella forza è stata il segreto che le ha permesso di lottare per 22 anni con quella meravigliosa reliquia dipinta, sapendo lucidamente affrontarla, millimetro per millimetro, prendendosi cura di ogni granello di colore sopravvissuto: con ironia raccontava che i ponteggi si trasformarono in Red carpet, frequentato dal jet set internazionale, da politici, attori, principi, perfino dalla regina Elisabetta, lei riuscì a gestire perfettamente la situazione sempre, senza mai perdere il filo delicatissimo del dialogo fra lei e Leonardo.
Un matrimonio platonico fra due menti geniali, una maschile, quella di Leonardo, e una femminile, la sua.